Ecco, io torno da Perugia e a notte fonda arrivo qui, ed è tempo d'inverno fangoso e così freddo che all'estremità della tonaca si formano dei dondoli d'acqua fredda congelata, che mi percuotono continuamente le gambe, e da quelle ferite esce il sangue. E io tutto nel fango e nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e, dopo che ho picchiato e chiamato a lungo, viene un frate e chiede:"Chi è?". Io rispondo: "Frate Francesco". E quegli dice: "Vattene, non è ora decente questa di andare in giro; non entrerai". E poichè io insisto ancora, l'altro risponde:"Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo più bisogno di te". E io resto ancora davanti alla porta e dico: "Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte". E quegli risponde: "Non lo faró. Vattene al luogo dei Crociferi e chiedi là".
Io ti dico che, se avró avuto pazienza e non mi saró inquietato, in questo è vera letizia e vera virtù e la salvezza dell'anima">>(FF 278)